… Nella guerra tra il papato e la Compagnia, il potere corre lungo le linee di due questioni fondamentali e concrete. La prima è l’autorità: chi comanda nella Chiesa cattolica, chi stabilisce a quali leggi i cattolici devono credere e quale morale devono praticare? La seconda questione è il fine: qual è il fine della Chiesa cattolica nel mondo? Coloro che conoscono il Catechismo sanno bene quali sono le risposte: l’autorità di comandare e insegnare discende attraverso la struttura gerarchica dal papa ai vescovi, ai preti, ai laici; il solo fine della Chiesa in questo mondo è di fare in modo che ogni individuo abbia i mezzi per raggiungere la vita eterna di Dio che, dopo la morte, ha un fine esclusivamente ultraterreno. Se preferite si può sintetizzare con il motto di San Pio X, Instaurare omnia in Christo. Ma per i gesuiti novatores, d’altra parte, l’autorità centralizzata della Chiesa (prettamente la Curia Romana), la struttura di comando attraverso la quale è esercitata e i suoi fini, sono oggi inaccettabili.
Anzi, dato che finalmente sul Trono di Pietro siede un gesuita di quella corrente, solo la seconda risposta è inaccettabile, mentre la prima è più che mai utile ai loro fini…
Il resto lo trovate in basso. Buona lettura!
Nell’approfondimento della prima parte del nostro modesto studio sulla deriva di un certo gesuitismo, alle fondamenta della pastorale post-conciliare della Chiesa, dagli anni ‘60-‘70, passiamo ora ad analizzare i rapporti di questo gesuitismo novatore con i Sommi Pontefici.
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