Il 2 maggio “Il Sismografo” ha reso pubblico il testo della lettera che il presidente boliviano Evo Morales ha consegnato a Francesco nell’udienza avuta con lui in Vaticano lo scorso 15 aprile. L’attenzione dei media si concentrò piuttosto su un singolare dono di Morales al papa.
di Sandro Magister
Il 2 maggio, inaspettatamente, il sito paravaticano Il Sismografo ha reso pubblico il testo della lettera che il presidente boliviano Evo Morales ha consegnato a papa Francesco nell’udienza avuta con lui in Vaticano lo scorso 15 aprile: > “Hermano Papa Francisco…”.
In quell’occasione si disse che la lettera era firmata da imprecisati esponenti dei “movimenti popolari”. L’attenzione dei media si concentrò piuttosto su un singolare dono di Morales al papa: tre libri sulle virtù salutari delle foglie di coca, di cui lo stesso Morales è coltivatore e fervente propagandista.
In realtà la lettera e i libri rispondevano alla stessa logica. Sia l’una che gli altri erano uno schiaffo ai vescovi della Bolivia, con i quali Morales era in rotta, e ai quali egli voleva far intendere di avere il papa dalla parte sua e del “popolo”.
All’inizio di aprile, infatti, i vescovi boliviani avevano diffuso una lettera pastorale nella quale denunciavano la penetrazione dei cartelli della cocaina nei gangli dell’amministrazione, nell’economia in mano pubblica e persino nelle “alte strutture” dello Stato: > “Hoy pongo ante ti la vida o la muerte”.
La reazione di Morales fu furiosa. Attaccò pesantemente e ripetutamente i vescovi, li sfidò a “fare i nomi”. E questi replicarono facendosi forti dei dati degli istituti internazionali di controllo del narcotraffico e citando il provato coinvolgimento di comandanti della polizia e di funzionari della società petrolifera statale.
Intanto però il presidente “cocalero” era stato invitato in pompa magna in Vaticano per la metà di aprile, addirittura a tenere un intervento sull’enciclica Centesimus annus di Giovanni Paolo II, assieme al presidente dell’Ecuador Rafael Correa, altro campione del populismo, e al candidato dell’ultrasinistra alle presidenziali americane Bernie Sanders.
Niente obbligava Francesco a dare udienza a costoro. E infatti Correa non lo ricevette. Ma Sanders sì, sia pure costringendolo a una levataccia prima della partenza per l’isola di Lesbo. E soprattutto il papa ricevette Morales con tutti gli onori di un capo di Stato, nel Palazzo Apostolico.
Il presidente boliviano recitò la sua parte alla grande. Appena scorse il papa gli si rivolse da fratello a fratello con un tonante: “¡Hermano Papa, qué alegría verlo!”. E al momento dei doni lo incitò calorosamente a bere mate de coca, con Francesco che stava sulle sue.
Dopo di che, in conferenza stampa, Morales non risparmiò le stoccate ai vescovi e le esaltazioni del papa, che “è contento di quello che faccio e mi ha detto: Stai sempre con il popolo”.
E la lettera? Ora che il suo testo è stato reso di dominio pubblico da Il Sismografo, cioè da quello che di fatto è l’organo di Santa Marta, si è scoperto che i “movimenti popolari” c’entrano poco o nulla. A firmarlo sono La Central Obrera Boliviana e la Coordinadora Nacional por el Cambio, due sigle sindacali e sociali che appoggiano Morales.
Ed è per una buona metà una astiosa filippica contro i vescovi della Bolivia, alcuni citati per nome, tutti nemici del popolo e dei grandiosi meriti della presidenza.
Un mantra di questo pontificato è la promozione degli episcopati locali. Ma i vescovi della Bolivia ancora l’aspettano, visto che a calcare il tappeto rosso in Vaticano è sempre e solo il loro nemico giurato Morales, “hermano” del papa.
Per un inquadramento generale della questione: > “Il popolo, categoria mistica”. La visione politica del papa sudamericano.
© SETTIMO CIELO (03-05-2016)
La foto pubblicata dice di un papa Bergoglio dalla faccia tempestosa. Ma perché adontarsi dell’oltraggioso regalo che il personaggio Morales gli ha recato in omaggio? Sarebbe stato mooolto più strano e addirittura un’incoerente assurdità se avesse recato doni confacenti a un pontefice e relazioni veritiere. O il fresco spontaneismo bergogliano non riesce mai a tener conto delle prevedibilissime ricadute delle proprie azioni?
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