Riceviamo e pubblichiamo questa barzelletta.
Dei gesuiti si è sempre detto che sono colti, sottili, doppi, ipocriti. Ma la sorpresa arriva quando si scopre che sul sito ufficiale della Compagnia di Gesù, nella sezione “linguaggi-umorismo” si leggeva questa nota: «Ecco una sezione in cui ci prendiamo un po’ in giro. Come i carabinieri, anche i gesuiti hanno una certa “letteratura” in fatto di barzellette. Qui ne riportiamo solo alcune raccontabili, che si sentono comunemente. Se ne conoscete altre, con soggetto i gesuiti, non mancate di farcele conoscere… Scrivete al webmaster. Grazie».
“Si leggeva” perché, infatti, non sappiamo se per difetto, se per una strana coincidenza, se per altro, la pagina umoristica è sparita con i lavori di restauro fatti nel sito, ma abbiamo trovato la pagina delle domande, molto interessante e dove, alla domanda “Perché gesuita è sinonimo di falso e ipocrita?”. Abbiamo trovato questa risposta:
La letteratura anti-gesuitica ha diffuso l’immagine di gesuita come falso e ipocrita facendo leva sul fatto che i nostri missionari facevano di tutto per ingraziarsi il favore dei o degli imperatori. Il loro fine era quello di sfruttare il potere per evangelizzare, in accordo con il principio (oggi discutibile) del “cuius regio eius religio”. La letteratura anti-gesuititca stravolge questa intenzionalità rovesciando i termini e creando un luogo comune ad effetto: i gesuiti sono persone senza scrupoli che usano l’evangelizzazione per arrivare al potere…. (qui).
Vero o falso che sia, presunto o meno presunto, chi ha avuto modo di conoscere un (vero) gesuita, riconosce in lui la presenza costante di un vero filone umorista, sanno ridere di se stessi ma così come è anche vero che dove essi arrivano, comandano, in qualche modo assumono poteri specifici e non delegano ad altri ciò che possono fare loro. Ora, non sappiamo che fine abbia fatto la loro pagina uomoristica, ma abbiamo ricevuto questa e la giriamo a voi.
Muore un santo gesuita, amatissimo quando era nel mondo, sempre ardente della misericordia divina. Quando stava per lasciare questa terra, il Padreterno avvertì san Pietro: “Guarda che sta per entrare in paradiso un gesuita speciale a cui tengo molto! Accoglilo benigno e assegnagli un bel posticino”.
San Pietro incuriosito della faccenda si affacciava spesso all’ingresso per fare la degna accoglienza al raccomandato. Finalmente quest’anima arrivò in paradiso e a Pietro fu facile riconoscerla, la salutò con spirito fraterno e la condusse al posto che aveva tenuto in serbo.
Ma dopo qualche tempo si accorse che il gesuita non era affatto soddisfatto e Pietro lo andò a riferire al Padreterno: “Signore, quel gesuita che tanto vi sta a cuore, sta in uno dei posti più belli del paradiso, ma a me non sembra soddisfatto”. “E come mai? Chiedigli cosa c’è che non va”.
“Caro confratello – chiese Pietro – abbiamo tutti l’impressione che qui non ti trovi bene. Hai qualche desiderio?”.
“Per stare bene, sì che sto bene, ma…. non so! Non mi aspettavo questo! Ecco, se ci fosse un’altro posticino…”.
“Ma guarda che questo è un posto prediletto e preparato proprio dal Signore, ci sono tutti i dottori della Chiesa, i papi santi, ci sono anche io… Dove vorresti andare? In Purgatorio?”.
“Ah! davvero c’è il purgatorio? Ecco sì, sarei curioso di vederlo”.
“Va bene – risponde Pietro – ma solo per una breve esperienza”.
Dopo qualche tempo, anche qui, il gesuita raccomandato si trova male, pare insoddisfatto e Pietro avverte il Signore: “Niente da fare, anche in purgatorio lo vedo intristito”. “Tu chiedigli il perché, e dove vorrebbe andare”.
“Caro confratello, come va? Non mi sembri soddisfatto…”
“È una sorpresa anche per me caro Pietro, vedo comunque che la misericordia di Dio ha raggiunto tutti ed io mi annoio un poco. Non ci sarebbe un altro posticino per me?”.
“Ma caro confratello, non mi vorrai andare mica all’inferno? Non si addice a noi…”.
“Ma dai! Anche l’inferno esiste per davvero? Ecco, un momentino vorrei provare a capire come stanno quei poveri diavoli…”.
E san Pietro, seguendo le disposizioni del Signore, lo accontenta.
Passa qualche tempo e Satana telefona a Pietro: “Ma si può sapere chi mi hai mandato? Questo gesuita è scatenato: ogni mercoledì mi fa delle udienze generali e i diavoli mi entrano in sciopero lavorativo; fiumi di anime mi migrano da un piano all’altro dell’inferno, insomma, sta stravolgendo tutto con le sue pastorali”.
San Pietro avverte il Signore di quanto sta accadendo il quale dice a Pietro: “Domandagli il perché”.
E san Pietro scende all’inferno, lo fa chiamare in portineria per chiedergli: “Ma, caro confratello in paradiso eri triste, in purgatorio insoddisfatto, qui all’inferno invece… Cosa succede?”.
“Oh, caro Pietro, non ti angustiare con me, il paradiso era noioso, purgatorio ed inferno non credevo esistessero per davvero e qui allora posso continuare a fare quel che da sempre ho fatto sulla terra. Qui ho ritrovato la mia chiesa, quella che mi è sempre piaciuta”.
E a Satana non rimase che soccombere creando appositamente un girone, completamente isolato per il suo nuovo ospite, lasciandolo libero di predicare la sua chiesa a tutti gli altri dannati illusi.
Morale: “Ante hominem vita et mors, bonum et malum: quod placuerit ei, dabitur illi. / Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male; a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà” (Sir. 15,17).
AGGIORNAMENTO
Stamani papa Francesco ha ricevuto in udienza il presidente boliviano Morales, il quale gli ha regalato due libri sulla cocaina.
Il Papa, dalla faccia, pare imbestialito, perché il titolo di uno dei due libri è Coca Factor antiobesidad. Sostanzialmente gli sta dando dell’obeso che può dimagrire usando la coca. Avrebbe dovuto mandarlo alla rieducazione in una missione di gesuiti.