Dalle bergoglionate alle utopie
Al termine della Veglia di Preghiera per la Festa della Divina Misericordia, vedi qui, il santo Padre Francesco, dopo la benedizione, ha aggiunto quanto segue:
«L’altro giorno, parlando con i dirigenti di una associazione di aiuto, di carità, è uscita questa idea, e ho pensato: “La dirò in piazza, sabato”. Che bello sarebbe che come un ricordo, diciamo, un “monumento” di quest’Anno della Misericordia, ci fosse in ogni diocesi un’opera strutturale di misericordia: un ospedale, una casa per anziani, per bambini abbandonati, una scuola dove non ci fosse, una casa per recuperare i tossicodipendenti… Tante cose che si possono fare… Sarebbe bello che ogni diocesi pensasse: cosa posso lasciare come ricordo vivente, come opera di misericordia vivente, come piaga di Gesù vivente per questo Anno della Misericordia? Pensiamoci e parliamone con i Vescovi. Grazie».
Ora ci accuserete di essere cinici e cattivi per quanto verremo a dire, ma nonostante vorremmo difendere le buone intenzioni del Papa che non intendiamo scalfire e neppure giudicare e che, anzi, auspichiamo realizzabili, è fondamentale rimanere coi piedi per terra ed è onesto da parte nostra dire al santo Padre che ciò che ha pensato e chiesto – che di per se è lodevole e santo – non è oggi possibile. Insomma, concedeteci di fare l’avvocato del diavolo, o se preferite delle cause perse, anche se santi non lo siamo affatto e perciò chiediamo consiglio ai veri Santi.
La domanda del Papa: “Sarebbe bello che ogni diocesi pensasse: cosa posso lasciare come ricordo vivente, come opera di misericordia vivente, come piaga di Gesù vivente per questo Anno della Misericordia?”, è nobile ed è giusta, ciò che stona è che Bergoglio non pone solo la domanda, ma sopra, come abbiamo letto, da delle coordinate, da già la risposta ad opere non realizzabili, non almeno come intende lui.
Di questi “monumenti” è piena la storia della Chiesa e spesso proprio come opere degli Anni giubilari passati, ma ora faranno passare la proposta di Bergoglio come l’ennesima novità, come una cosa nuova dal momento che il popolo mediatico e i suoi spacciatori di merce contraffatta (giornalisti e vaticanisti di certa sinistra), o non sanno o fingono di non sapere che questi – di “monumenti” – è ricca la storia della Chiesa secoli prima che l’Italia componesse il suo Inno di Mameli…. e prima assai del Papa venuto dalla fine del mondo, e che dovrebbe saperlo viste le opere missionarie della Compagnia a cui appartiene.
Qualche esempio? Gli Ostelli e le mense per i poveri, come i ricoveri per ammalati, vengono realizzati proprio negli Anni Giubilari e non. Troviamo non pochi Santi come San Giovanni di Dio e il suo Ordine Ospedaliero con il Fatebenefratelli (1500) sull’isola Tiberina a Roma, leggetela la sua storia e apprendiamo bene quale fosse però lo scopo di questo ospedale, diceva il Santo: «Fratelli, rendete molte grazie a Dio, che vi ha atteso tanto tempo perché facciate penitenza. Pensate in che cosa lo avete offeso, ché io voglio condurvi un medico spirituale che vi curi le anime, e per il corpo poi non mancherà il rimedio. Confidate nel Signore, perché egli provvederà a tutto, come si suol fare con quelli che da parte loro fanno quel che possono».
Quindi usciva e conduceva loro un sacerdote e li faceva confessare tutti. Vista la sua gran carità infatti, qualunque sacerdote, al quale si rivolgeva, andava molto volentieri a fare, quest’opera buona. (vedi qui)
Non molti sanno, altro esempio, che il famoso ospedale San Gallicano in Trastevere, dedito alle cure delle malattie della pelle, fu voluto e creato da Papa Benedetto XIII, domenicano. Appena eletto, Benedetto XIII incaricò il cardinale Corradini di individuare il sito per la costruzione del nuovo ospedale da realizzarsi con fondi pontifici della Dataria in occasione del Giubileo del 1725. (vedi qui)
Nell’epigrafe all’ingresso dell’ospedale si legge infatti: «Benedetto XIII padre dei poveri eresse questo ospizio ampio e imponente, e dotato di censo annuo, per curare gli abbandonati e respinti da tutti che soffrono per il prurito in testa per la tigna e per la scabbia, e per strapparli dalle fauci di una morte precoce. Nell’anno della salvezza 1725».
Sia bene inteso, perciò, che per utopia non intendiamo i desideri santi del Papa, utopia non è fare le opere di bene, di esempi ne abbiamo a migliaia e senza dimenticare la grande opera di San Padre Pio con il suo Ospedale a San Giovanni Rotondo in epoca moderna e che sembrava un’opera impossibile. Ciò che intendiamo per utopia è la richiesta specifica del Papa e ne spieghiamo i motivi.
Gli Ospedali: ci sono, ma oggi molti vengono chiusi perché “senza fondi” e, quelli attivi, sono gestiti completamente dallo Stato, tranne alcuni la cui gestione è mista, ossia convenzionate con la Sanità nazionale. Non ci interessa ora spiegare qui i vezzi politici del giusto o sbagliato che sia a riguardo di certe scelte politiche o concordatarie… perchè i concordati fatti con lo Stato, ovviamente, non lasciano più quella libertà che prima la Chiesa aveva e di cui vi abbiamo portato i due esempi. Altro aspetto di cui Bergoglio non tiene conto (speriamo in buona fede) è che gli ospedali, prima del Concilio Vaticano II, pullulavano di suore (della Carità, principalmente), ma anche di medici volenterosi, un esempio fra tutti è il santo medico napoletano Giuseppe Moscati. E non che oggi non ci siano di questi medici, ma non sono messi in condizioni di lavorare come dovrebbero o vorrebbero, mentre di suore negli ospedali non ne abbiamo più.
Ma possiamo portare anche l’esempio del Gemelli a Roma, struttura ospedaliera e fiore all’occhiello, per l’appunto, della Chiesa ma chi sono i malati così fortunati da potervi ricevere le adeguate cure? Quanto costano le visite specialistiche li dentro? C’è anche il san Raffaele a Milano (e non entriamo nei meriti e demeriti del fondatore Don Luigi Verzè, sia per le sue idee abortiste e di favore all’eutanasia, sia per il fallimento finanziario dell’ospedale) che è stato poi ceduto per 400 milioni di euro (il famoso fallimento che stava per mandare in bancarotta lo IOR) al Gruppo ospedaliero San Donato nel 2012 (vedi qui). Queste domande hanno delle risposte ben precise. E allora, invece di creare nuovi ospedali, perché non mandare le suore negli ospedali attivi, che hanno carenze in molti aspetti della vita infermieristica, per lo stato spirituale delle anime, invece di mandarle a cantare e a ballare?
Semplice, possiamo dare la risposta: perché è la pastorale moderna della Chiesa che alla fine ha mandato via le suore dagli ospedali per non urtare la sensibilità dei non credenti. E allora, a cosa ci servono “nuovi ospedali” se la pastorale di oggi impedisce la cura delle anime dedicandosi esclusivamente ai corpi? A queste cure ci sono già molti ospedali, ciò che manca è “l’infermieristica” REDENTRICE, ossia, quella umanità animata e gestita DALLA FEDE in Cristo attraverso la quale servire l’ammalato nelle piaghe dell’anima. Pensare che un ammalato “si salvi” solo perché “porta le piaghe di Cristo” è eresia bella e buona, accanto a Cristo sulla Croce c’erano due piagati che stavano morendo come Lui, sappiamo l’esito e il motivo: uno si salverà, l’altro si dannerà.
E dunque, non abbiamo bisogno di nuovi ospedali, ma di Anime sante che li gestiscano, di anime cattoliche, di suore credenti in Cristo, di sacerdoti di Cristo…
Le Case per anziani: alzi la mano quanti – tra cattolici e non – hanno potuto usufruire di una attuale Casa per anziani gestita da suore. Noi abbiamo alcune piccole statistiche, piccole ma significative. Il problema principale sono i costi, le suore si fanno pagare più dei centri istituzionalizzati, oppure convivono come Case private ma convenzionate con la Sanità statale. A vista d’occhio sul territorio italiano, queste Case per anziani non mancano affatto, mancano le suore per la loro gestione e mancano i fondi, e molte famiglie non possono permettersi il mantenimento di un anziano in queste Case semplicemente perché, oggi, le pensioni sono scese di molto e le suore chiedono molti soldi…. Non è un giudizio impietoso, è un dato oggettivo che comprendiamo pure alla luce dei costi.
Santità, ci dica, chi paga, o chi pagherebbe queste rette?
Le scuole cattoliche: santità, forse Lei non conosce la situazione italiana e vive in un altro mondo…. ma anche i suoi confratelli Gesuiti stanno chiudendo molte scuole e molte Congregazioni religiose hanno dovuto chiudere le proprie scuole per mancanza di fondi o di vocazioni, e perché lo Stato Italiano proprio sotto la dirigenza di quel Presidente del quale lei disse che era “un grande”, non ha difeso affatto la scuola Cattolica contro i tagli da parte delle Istituzioni… Una famiglia – cattolica e non, se preferisce – con stipendi aggiornati, quelli più fortunati, a circa 1500/2000 euro al mese, con due figli da crescere, come potrebbero pagare una retta ad una scuola privata o parificata? Lo sapeva che i Gesuiti – almeno in Italia – hanno le rette più costose? E che le scuole parificate meno care sono quelle gestite dai laici?
Oh, naturalmente ci sono anche altri motivi che forse Lei, santità, non conosce. Le famose Orsoline, per esempio, anziché seguire i suoi preziosi consigli, hanno preferito sfruttare il calo delle proprie vocazioni per trasformare alcuni propri conventi e strutture in alberghi a cinque stelle, anche con idromassaggi e magari qualche coperta in più per le notti fredde e solitarie… un esempio eclatante di questa situazione è la Suor Cristina Scuccia (vedi qui), delle Orsoline appunto, gettatasi sull’onda del successo effimero per recuperare qualche soldo da dare in beneficenza (dissero) o per “divulgare la Parola di Dio” (dissero, ma restando alle parole delle canzoni che canta, della Parola di Dio non c’è nulla, ma di soldi un bel po’), e che Lei santità ha “conosciuto” o – per meglio dire – gliela presentarono in Piazza san Pietro dopo l’udienza del mercoledì, uno di quegli incontri occasionali “usa e getta”, di quegli incontri che Lei da Vescovo di Buonos Aires aborriva perché… si nascondevano persone che politicamente approfittavano di un incontro o di una comunione alla Messa, per farsi una foto con lei e vantare ogni ardire, una paura che oggi da Papa ha mantenuto solo nella Messa, ma non per gli incontri “occasionali” di piazza.
Per carità, non vogliamo inoltrarci poi nell’argomento tasse, IMU, ICI e via dicendo perché, su questo tema, si è sempre strumentalizzato poi contro quei conventi e quelle Chiese che davvero non devono pagare certe tasse, ma senza dubbio che per questo genere di Case trasformate in alberghi le tasse le dovrebbero pagare eccome, lo ha detto anche Lei, Santità: “Bene guadagnare dall’accoglienza, ma chi vuole farlo paghi le imposte. In caso contrario il business non è pulito“. Lo hanno attribuito a Lei in un’intervista a Radio Renasenca, mittente cattolica del Portogallo il 15 settembre 2015, ma che seppur riportato da tutti i Media, non esiste la versione ufficiale nel sito Vaticano, tuttavia ci chiediamo se parlare di “business” in chiave positiva solo perché si pagano le tasse, ossia di un business “pulito”, sia corretto dal punto di vista religioso e della motivazione per cui Fondatori e Fondatrici hanno dato vita a queste Congregazioni religiose.
Veniamo alle “case per bambini abbandonati”. Ma come, avevamo gli Orfanatrofi che sono stati chiusi (con il concordato) ed oggi si parla di Case Famiglia per le quali – e per carità cristiana al momento – ci asteniamo da ogni giudizio. Nulla da ridire, per esempio, alle Case Famiglia gestite dalla carità di quel santo Sacerdote che fu Oreste Benzi che fondò la Casa Famiglia Giovanni XXIII, una vera e grande opera di misericordia della nostra epoca moderna, e fa bene Lei santità a richiamare l’attenzione dei Vescovi diocesani perché, proprio questi, sono completamente assenti in questo campo della Misericordia, quella autentica, quella descritta da san Gregorio Nazianzeno (si legga qui). Conosciamo bene questi ambienti e, ce lo lasci dire santo Padre Francesco, tra coloro che non si occupano affatto di bambini “abbandonati” ci sono i Gesuiti, la sua Compagnia!
Conclusione
Perché parliamo di utopia? Perché forse Lei, Santo Padre, ignora completamente il Concordato della Chiesa con lo stato italiano che è diventato oggi “colui che ospita la Chiesa”, dimenticando che è stata Chiesa a dare vita e linfa allo stato italiano. Ma che volete che siano queste piccolissime differenze? Quisquilie!
La Chiesa in Italia oggi non è più libera di costruire strutture come in passato, a meno che non scenda a patti con lo stato oppure, perché no?, che la Chiesa vinca una bella Lotteria ed abbia a disposizione un bel budget miliardario attraverso il quale stipendiare migliaia di operai.
E non si dica che non crediamo nella Divina Provvidenza perché ogni giorno, Santo Padre, ne sperimentiamo la grazia e la presenza, ma vale anche il detto di non fare il passo più lungo della gamba e che se si vuole osare, lo si faccia con qualcosa di sostanzioso.
Inoltre, Santità, ci perdoni, ma chi dovrebbe pagare?
È vero come dice il detto che il danaro è lo sterco del demonio ma, si sa, senza questo sterco non si costruisce nulla di materiale. Non siamo di quelli che gridano oggi, come quelli in passato, che la Chiesa deve vendere tutto quello che ha per dare il ricavato ai poveri, perché anche questa è utopia, ma chiedere oggi la costruzione di nuove strutture è dispendioso, ricadrebbe tutto sulle tasse che noi invece, Santo Padre, paghiamo profumatamente e che ci stanno lasciando letteralmente in mutande.
Noi, umilmente, un consiglio lo vogliamo lanciare: la Chiesa gestisce l’8×1000 che spende e spande per delle chiese-parrocchiali davvero insulse, dispendiose ed inutili. Progetti diocesani che costano migliaia di euro per distribuire il vuoto pneumatico; finti monaci “Bianchi” che chiamati dai vescovi a sproloquiare eresie in molti incontri e seminari, vengono strapagati. Insomma, perché non spingere i Vescovi a recuperare i beni già esistenti nelle proprie diocesi e FARLI FUNZIONARE a dovere, magari dando lavoro non solo ai soliti quattro raccomandati, ma a molti genitori disoccupati, a famiglie indigenti, a famiglie che hanno persone malate in casa.
Insomma, Santo Padre, la novità vera e bella non starebbe nel costruire strutture nuove, ma nel rendere operative quelle già esistenti.
Infine, un pensiero SPIRITUALE visto che ci si preoccupa solo di quello materiale: quale segno di questo Anno straordinario, Santo Padre, sarebbe rivedere i Vescovi diocesani inginocchiati davanti al Santissimo Sacramento e non una tantum, ma almeno una volta la settimana, inginocchiati e con il Rosario tra le mani, sentirli e vederli PREGARE; ma non pregare per quei progetti costati tanti euro, oppure per parlare, parlare, parlare, o generare carte!
Un segno di grande grazia di questo Anno giubilare della Misericordia sarebbe anche che Lei mettesse la parola fine contro l’ingiustizia avanzata ai Frati Francescani dell’Immacolata e al ramo femminile delle Suore. È vero che abbiamo bisogno di Martiri, come infatti sta accadendo, ma abbiamo bisogno – appunto – anche di vera Misericordia e non soltanto di quella materiale, ma anche di quella spirituale. Sarebbe un bel segno e un bel ricordo anche del suo pontificato.
D’accordissimo con l’autore, che sa stare coi piedi per terra e fare i conti col dato di realtà.
Quanto a papa Bergoglio, occorre domandarsi cosa lo spinga a proposte di questo tipo, quando sembra suggestionato ‘dall’ascolto dello Spirito ‘ (che cita a ogni piè sospinto, anche se non in questo caso).
A mio avviso:
1) il desiderio di lasciare nel mondo dei ‘monumenti’ tangibili di sé, che sicuramente verrebbero intitolati al suo nome, perché da lui richiesti e perché avviati nell’anno della misericordia da lui disposto (il termine ‘monumento’ è quello usato da lui); un po’ di vanità non si nega a nessuno.
2) la scarsissima propensione alla ponderazione e alla riflessione. Si sono sentite centinaia di volte sue espressioni come: ‘mi è venuta l’idea di… mi è uscita questa idea… E ALLORA NE PARLERO’, LA PROPORRO’…. Non bisogna mettere freni all’ispirazione dello Spirito… ‘
Tutti i risvolti pratici, le grane tecniche e giuridiche, la copertura dei costi, le gravi implicazioni della crisi economica, ….. non sono un suo problema e non devono diventarlo. Pensino gli altri a risolvere.
Parentesi: quella che papa Bergoglio definisce ‘idea’ è qualcosa che, a mio avviso, attiene all’emozione e al sentimento e che, senza passare dalla ponderazione, lo fa arrivare immediatamente all’arrivo, come nella botta di fortuna al gioco dell’oca: ossia al dare ordini (pur velati da toni acconci) perché gli altri eseguano: ‘in ogni diocesi, in ogni parrocchia, in ogni monastero…..’, come è accaduto con la richiesta di dare alloggio capillare a tutti i migranti e rifugiati dall’Africa (un flop nazionale).
Questo tipo di condotta (il voler passare immediatamente dal desiderio alla messa in atto) solitamente è tipico dei bambini, che non hanno ancora né un intelletto guidante né la cognizione del dato di realtà che pone ostacoli alla realizzazione dei desiderata.
Nel caso di papa Bergoglio, temo che il suo cortocircuitare dall’ infiammarsi per un’idea al volerla mettere in atto sic et simpliciter rassomigli più a quanto sopra che alla profezia.
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🙂 🙂 🙂 il punto 1) è quello che mi è subito venuto alla mente…. altro non aggiungo!
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Leggendo bene e tante volte l’articolo, non è che siete stati cattivi, ma può sembrare che prevalgano solo i fatti negativi, per esempio il caso di don Verzè che è stato solo accennato. Ma è stato citato anche san Pio da Pietrelcina che bilancia. Devo concordare con Marisa nel suo commento al punto 1) sono persuaso infatti che se anche ci fosse la buona fede è proprio il carattere di Bergoglio rischiare di ridurre il suo stesso pontificato a monumento indiscutibile, come sta avvenendo.
Quanto all’iniziativa del Papa credo anche io che non è tempo di dare vita a nuove costruzioni, centinaia di case di ordini religiosi cadono a pezzi o sono inutilizzate, perchè allora non rimetterle a posto e portarci le famiglie italiane dei disoccupati, degli anziani senza pensioni o dal reddito minimo, o abilitare a centri a servizio delle comunità diocesane? I vescovi di questi posti ne hanno tanti che sono o inutilizzati, oppure a pagamento.
Al Papa sfugge davvero questa situazione o fa finta di non sapere?
Ma la domanda più importante di tutte è quella alla quale nessuno risponde mai, chi paga? e se fai la domanda è vero che ti dicono che non credi alla provvidenza, ma intanto non rispondono, non è una risposta. Chi paga?
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Gentilissima anonima,
ho letto questo “articolo” e mi torna alla mente la mia insegnante di religione, madre Giannina canossiana, ci diceva che l’inferno è lastricato di buone intenzioni. Meno male che c’è papa Francesco, uomo di Dio e uomo del fare (ora et labora),
ciao.
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“Del fare” che? Che ha fatto di tanto particolare, oltre che un gran casino nella Chiesa?
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Gentilissime signore Marisa, LDCaterina63 e gentilissimo signor settimanale,
non mi pare che il senso del discorso del Papa fosse proprio questo. Forse conviene marcare bene la punteggiatura.
Certo il Papa essendo argentino non ha la proprietà della lingua italiana come la possiamo avere noi italiani, perciò rianalizziamo bene ciò che ha detto, facendone l’analisi logica. I soggetti dei periodi che usa nel dialogo sono tre : “io”, “noi” e ancora “io”.
Quando dice :
“La dirò in piazza, sabato” sta parlando di se stesso, e il primo io personale.
E’ ovvio che quando dice:
“Che bello sarebbe che come un ricordo, diciamo …” il soggetto è noi inteso come noi cristiani cattolici praticanti.
Infine quando conclude dicendo:
“Sarebbe bello che ogni diocesi pensasse: cosa (io) posso lasciare come ricordo vivente..” chiaramente “io” si riferisce alla diocesi.
Perciò meglio rileggere il testo con più attenzione.
quod deus vult perdere prius dementat
[solita preghiera di pubblicare, grazie.]
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Gentile Maxis35, interessante analisi.
Che tuttavia (detto senza offesa) dice poco del caso in questione, e dell’atteggiamento di papa Bergoglio – verso la Chiesa cattolica – considerato in generale.
In ogni caso la sua difesa dice che lei è un puro di cuore, e quindi lei verosimilmente è fra quelli che vedranno Dio.
Ad altri è lasciato, anche molto loro malgrado, di fare le cosiddette pulci, ossia il lavoro sporco. Grazie.
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Gentile Maxis35,
di mestiere non faccio la maestrina 🙂 ho espresso semplicemente una condivisione e un chiarissimo “altro non aggiungo” che denota lo spazio di una riserva…
Ma visto che ci offre e mi offre una seria analisi, rispondo volentieri.
Lei dice appunto che “non mi pare che il senso del …” ecco, vede, anche lei ha espresso liberamente una sua opinione, un suo parere anche se ben presentato attraverso una sorta di analisi “grammaticale”…. La prego, finiamola però con la scusa del papa “argentino”…. egli parla l’italiano fin da bambino…. e i concetti e quel che vuole lo esprime molto, molto bene 😉
La sua analisi alla fine dove conduce? Le conclusioni mancano perchè ciò che lei dice non è ciò che mi sembra dicesse di contrario l’articolo, al quale lei attribuisce l’incomprensione del senso del discorso delle parole del Papa.
Se tal “monumento” lo voglia il Papa, o il Papa lo richiede alle diocesi, per me non cambia nulla, ed è qui che condivido il senso dell’articolo il quale, invece, c’ha preso in pieno nella comprensione del discorso, mentre lei sembra aver fatto l’analisi partendo dal punto 1) della condivisione di Marisa 😉
Ora, se invece di fare l’analisi grammaticale a noi comuni mortali, scendendo magari dalla sua cattedra ci spiegasse chi deve pagare questi futuri monumenti, la ringrazierei molto perchè sa, alla fine della fiera, l’articolo mette in guardia dalle opere dei nostri tempi che finiscono per essere pagate da noi ignoranti mortali. Tutti schifano lo sterco del demonio, il vile danaro, ma senza questi non metti su un bel nulla e migliaia di case e palazzi, in tutto il territorio italiano e sparsi nelle diocesi, stanno lì a corrodersi perchè non ci sono i soldi per le manutenzioni e non ci sono vocazioni per gestirle, di altri si sa….. COSTANO UN BOTTO!!! a Roma l’anno scorso sono state sfrattate alcune famiglie da appartamenti che appartengono a Propaganda fidei, perchè gente disoccupata è stata BUTTATA FUORI, SFRATTATA CON IL CONSENSO DEL VICARIO DEL PAPA per la diocesi romana….
E allora, la prego, lasci perdere i nostri errori di analisi, e usi la logica della RAGIONEVOLEZZA 😉
Risponda a tutte queste questione, prima fra tutte: CHI PAGA? perchè io sono stufa di pagare le tasse per vedere le diocesi sperperare questo STERCO DEL DEMONIO per strutture inutili e per progetti diocesani esosi e inutili. Insomma, l’articolo dice ben altro, legga meglio, magari dal banco dello studente povero, e non dalla cattedra del professore ricco e senza problemi! 😉
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Ritengo che Maxis35 non intendesse impancarsi a dar lezioni ma volesse attuare una difesa d’ufficio di papa Bergoglio.
Tuttavia l’appassionato post di LDCaterina63, certo dettato dal suo amore per la Chiesa, merita in assoluto di raggiungere il suo scopo, ossia quello di sfondare la sordità e l’irragionevolezza che SEMBRANO aver colpito in maniera strabiliante i vertici della Chiesa stessa da qualche anno a questa parte.
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Gentilissime, la mia non voleva essere assolutamente una provocazione; non era mia intenzione assolutamente montare in cattedra, non ho alcuna prerogativa per farlo. Pensavo con convinzione e senza l’intento di difendere alcun papa, anche perché i papi sono fallibili come noi uomini mortali, quando non parlano “ex cathedra”, ritenevo cioè che: “un ospedale, una casa per anziani, per bambini abbandonati, una scuola dove non ci fosse, una casa per recuperare i tossicodipendenti”, fossero soldi spesi bene. Il resto, il fare le pulci, quello che voi chiamate fare il “lavoro sporco, cioè fare pulizia, anche perché qualcuno che lo faccia ci deve pur essere. Però se mi permettete (senza offesa per nessuno) il nome del blog, lo si poteva scegliere meno dissacrante, ad esempio poteva essere “Bergoglionate”, perché insomma si tratta sempre del “vicario di Cristo” e per rispetto alla funzione che riveste, non all’uomo, occorrerebbe un po’ meno sarcasmo.
Per il resto ringrazio della speranza che mi date di poter vedere il Volto di Dio(sempre benedetto) e rimango convinto (pur essendo un sempliciotto) che i soldi spesi per i poveri siano il “monumento” più bello che può erigere chi può permetterselo (le ricche diocesi). Naturalmente i problemi sociali che avete esposto, debbono essere risolti anche se da quel poco che posso essere venuto a conoscenza tutti i papi che ho avuto l’occasione di vedere all’opera in vita mia, hanno fatto tutto quello che potevano fare a proposito, esercitando i propri carismi. Sono altresì convinto, che anche i nostri papi (quelli della nostra epoca) siano stati nominati correttamente e con la partecipazione alla scelta da parte dello Spirito Santo.
Se quanto ho esposto non concorda con il vostro pensiero vi prego di non avervene a male, non è mia intenzione fare polemica ma semplicemente desidero esprimere un pensiero che so non essere in linea con quello di questo “blog”.
quod deus vult perdere prius dementat
[solita preghiera di pubblicare, grazie.]
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maxis35 lei scrive: “Sono altresì convinto, che anche i nostri papi (quelli della nostra epoca) siano stati nominati correttamente e con la partecipazione alla scelta da parte dello Spirito Santo….”
Rispondo: no scusi, e chi l’ha contestato? dire poi “con la partecipazione alla scelta da parte dello Spirito Santo” aprirebbe davvero un’altra pagina, tanta è confusa è la frase che non si capisce se adesso abbiamo la Terza Persona della Trinità invitato al Conclave….. quindi lasciamo perdere!
Quanto al nome “bergoglionate” io che c’entro? sono ospite del blog quanto lei e se accetto di entrare in casa d’altri non sto li a fare discussioni sul nome della casa… importante è lo scopo del blog che personalmente ho accettato come sana provocazione e non come irriverenza papale…. ricordiamo che Gesù dice che non è ciò che è esterno a contagiare, avvelenare, ma ciò che esce dai cuori, le intenzioni 😉
Veniamo alla risposta seria, lei dice:
“…ritenevo cioè che: “un ospedale, una casa per anziani, per bambini abbandonati, una scuola dove non ci fosse, una casa per recuperare i tossicodipendenti”, fossero soldi spesi bene…”
Rispondo: ma su questo mi trova d’accordo…. infatti, rispondevo, non mi sembra che l’articolo dica il contrario, ma espone problemi grossi che non si risolvono con le buone intenzioni lanciate dal Papa.
Si crea una comunità per tossicodipendenti, bene…. ha idea quante comunità cattoliche ci sono di questo tenore? tante!!! Ma hanno dei grossi problemi FINANZIARI perchè, dopo i primi aiuti per le aperture, poi nessuno li prosegue, comprende? 😉 Dove stanno i Vescovi che prima aprono o partecipano alle aperture di queste opere e poi spariscono senza mandare più aiuti economici?
Ecco perchè dico e chiedo: CHI PAGA?
Abbiamo l’Ospedale del Bambin Gesù a Roma, per i bambini….. purtroppo dovetti portare mia figlia da piccola, per entrarci ho dovuto far ricorso alle raccomandazioni altrimenti NON entravi…. al dottore che poi visitò mia figlia (parliamo di 20 anni fa) glielo dissi: “Dottore…. noi siamo di quei cristiani che ogni tanto, quando possono mandano un contributo all’ospedale, eppure per entrare ho dovuto ricorrere ad aiuti altolocati…. le pare giusto?” NON MI RISPOSE… oggi hai facilità ad entrare se sei migrante…..
Abbiamo bussato non so a quante comunità per anziani gestite DA SUORE per i nostri anziani di casa, LE RETTE NON CE LE POTEVAMO PERMETTERE, e grazie a Dio non è che siamo senza stipendio, si vive dignitosamente, ma le rette ecclesiastiche per NOI sono troppo alte….
Devo continuare? Riesce a capire dove sta il problema?
NON è nella mancanza o carenza di strutture, ma di far funzionare quelle esistenti….. e di usare LE STRUTTURE in disuso! E poi essere più caritatevoli con i cattolici poveri, cosa che questo pontificato NON fa, perchè per lui i poveri non sono i cattolici, ma gli atei, e gli immigrati di qualunque altro credo.
Spero di aver chiarito che qui non è un problema petrino, il papa non può sbagliare quando parla ex cathedra, ma questa è politica aziendale! non ex-cattedra, appunto 😉
Fraterni saluti.
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Brava Caterina, condivido in pieno il tuo pensiero. 🙂
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