Noi non cediamo affatto alla cosiddetta “ermeneutica cospirativa”, semplicemente prendiamo atto dei fatti.
Il 10 ottobre Sandro Magister ha riportato il caso di una Lettera al Papa scritta da ben 13 cardinali – vedi qui – e qui -: una Lettera pacata, tranquilla, semplice che il Papa altrettanto tranquillamente ha rimandato ai mittenti senza risposta ufficiale.

Fin qui tutto normale se non fosse per il fatto che, in verità, tanto normale non è stata la reazione che, guarda caso, potrebbe essere stata invece la causa di un intervento ufficioso, non riportato ufficialmente dalla Santa Sede, ma solamente accennato da Padre Lombardi e, come riporta il Magister: non senza uno spunto polemico, come successivamente ha fatto sapere – in un tweet non smentito – il direttore de La Civiltà Cattolica Antonio Spadaro, anch’egli presente in aula, secondo il quale il papa avrebbe detto ai padri di “non cedere all’ermeneutica cospirativa, che è sociologicamente debole e spiritualmente non aiuta”.
Che la Sala Stampa Vaticana sia ora superata da un cinguettio nella rete, fa davvero ridere per non dire di peggio! Ma sorvoliamo e teniamoci al contenuto che è quello che riteniamo più importante: che cosa pensa, davvero, Papa Francesco?
Se in prima battuta sembra voler dare ragione alla sinodalità pretesa da certo progressismo gerarchico degli anni del pontificato di Paolo VI, in seconda battuta non è così, poiché lo ha dimostrato bene quando era arcivescovo a Buenos Aires, dove ha governato praticamente da solo, assumendosi la responsabilità di ogni decisione che prendeva.
Lo stesso ha fatto con i due recenti motu proprio, le cui decisioni prese hanno portato scompiglio non solo a livello canonico e dottrinale ma anche fra le due correnti progressista-modernista e tradizionalista-conservatrice e in definitiva non ha preso una decisione, ma ha fatto in modo che la decisione la prendessero (e qui a nostro parere ha fatto anche bene) i Vescovi i quali però, essendo la maggioranza assolutamente digiuni di Diritto Canonico, si ritrovano ora con una responsabilità alla quale dover fra fronte con mezzi di fortuna.
La sua tattica è in apparenza semplice ma anche complessa perché non fa trapelare mai da che parte pende: ascolta, fa parlare, si fa dare anche consigli, attende di sapere come la pensano tutti, poi ne trae le conclusioni che spesso non appoggiano mai un versante preciso, non sostiene una corrente specifica, non prende un consiglio specifico ricevuto, ma porta avanti le sue idee personali che spesso nessuno conosce.
Nell’intervista a Padre Spadaro di Civiltà Cattolica del 2013 lo disse: «Sì, posso forse dire che sono un po’ furbo, so muovermi, ma è vero che sono anche un po’ ingenuo….», ma l’ingenuità non può giustificare che ci troviamo di fronte ad un Pontefice – e primo caso nella storia del papato – che “furbamente” non difende la Dottrina, ma che fa di tutto per esportare (imponendolo) negli altri le sue opinioni, le sue idee di “Chiesa”, generando una tensione tale che la critica costruttiva – che si può fare riguardo ad alcuni suoi modi di agire -, diventa automaticamente un attacco al papato.
Senza dubbio il cardinale Bergoglio era – ed è – furbo (e che lo sia lo dicono molti intellettuali cattolici di sinistra), forse possiamo dire che oggi, in quanto papa Francesco, è ingenuo, giacché non è possibile credere o pensare che il Papa voglia affossare davvero la dottrina cattolica, eppure sta sostenendo, alla fine della fiera, quanti vorrebbero, con la scusa della pastorale, cambiare di fatto la dottrina.
I 13 cardinali nella Lettera chiedono al Papa di intervenire per garantire che non accada un danno irreparabile alla dottrina della Chiesa, scrivono: “A loro volta, questi fatti hanno creato il timore che le nuove procedure non siano aderenti al tradizionale spirito e finalità di un sinodo. Non si capisce perché questi cambiamenti procedurali siano necessari. A un certo numero di padri il nuovo processo sembra configurato per facilitare dei risultati predeterminati su importanti questioni controverse…”.
Qui non si sta parlando di un gruppetto laici, di 4 giornalisti, dei Media, sono un gruppo di cardinali che riportano TIMORI sentiti da molti dentro al Sinodo, parlano di FATTI AVVENUTI atti a facilitare cambiamenti dottrinali su questioni IMPORTANTI e il Papa come reagisce? Rimanda al mittente la lettera facendo rispondere dal suo collaboratore – gesuita – con un cinguettio, un tweet di “non cedere all’ermeneutica cospirativa, che è sociologicamente debole e spiritualmente non aiuta”, ma che risposta sarebbe mai questa di fronte ad un attacco alla dottrina reale e concreto?
Allora o è davvero ingenuo ma non così poi tanto umile da accettare preziosi consigli di preziosi collaboratori (questo è il ruolo dei cardinali: collaborare), oppure è una risposta superba che riporta in auge il suo “sono furbo, so muovermi, io…”.
Non è facile capire cosa pensi Bergoglio, cosa pensi papa Francesco.
Nel libro dialogo con il rabbino Skorka, riportato nel libro Il Cielo e la terra, afferma:
“Si possono commettere errori enormi, ma si può anche riconoscerlo, cambiare vita e riparare a quello che si è fatto. È vero che tra i parrocchiani ci sono persone che hanno ucciso non solo intellettualmente o fisicamente, ma indirettamente, con una cattiva gestione dei capitali, pagando stipendi ingiusti. Sono membri di organizzazioni di beneficenza, ma non pagano ai loro dipendenti quel che gli spetta, o li fanno lavorare «in nero». È questa l’ipocrisia, la schizofrenia di cui parlavo. Di alcuni conosciamo l’intero curriculum, sappiamo che si spacciano per cattolici ma hanno comportamenti indecenti di cui non si pentono. Per questa ragione in alcune occasioni non do la comunione, rimango dietro e lascio che siano gli assistenti a farlo, perché non voglio che queste persone si avvicinino a me per la foto. Si potrebbe anche negare la comunione a un noto peccatore che non si è pentito, ma è molto difficile provare queste cose…”.
Questa è – permetteteci – una bergoglionata cosmica! Non da la Comunione perché sa che sono in stato di peccato grave, ma la fa dare agli assistenti? e non è anche questa una forma di schizofrenia e di ipocrisia?
Se il prete è a conoscenza che una certa persona ha commesso un grave peccato, non può e non deve darle la Comunione punto e basta! Deve, anzi, spingerlo alla conversione (la vera pastorale), al pentimento, a riparare il danno fatto, alla famosa penitenza, ma non lo manda da un altro parroco perché gli dia la comunione al suo posto. Questo insegna la dottrina della Chiesa ed anche il buon senso.
Bergoglio, però, la pensa così: lui non si sporca le mani, non da la Comunione perché “non si avvicinino a me per la foto”, ma dell’inganno a Nostro Signore Gesù Cristo, della sofferenza del Cristo in quel frangente, alla profanazione, allo scandalo ai piccoli non ci si pensa? Come “si potrebbe negare” la comunione ad un noto peccatore? Se è un “noto” peccatore che non si è pentito, non c’è nulla da provare, altrimenti non sarebbe “noto peccatore pentito”!
Rimane dietro e non da la comunione non per evitare LA PROFANAZIONE EUCARISTICA ma per evitare che si facciano la foto con lui.
Papa Francesco è rimasto della stessa idea del cardinale Bergoglio. Quando si trova davanti a situazioni simili rimane indietro e manda avanti gli altri, leggasi il cinguettio di padre Spadaro o le molte imbarazzanti risposte di padre Lombardi.
Non agì forse così Pilato quando dopo aver riconosciuto che Gesù era innocente per ben tre volte, non sapendo come reagire per non perdere il posto, se ne lava le mani e manda avanti “gli altri”, sballottando il Signore da una parte all’altra come se fosse un pacco postale?
Ed è lo stesso sistema che sta usando nel Sinodo non di oggi ma già dell’anno scorso.
Chissà, forse il Vescovo di Roma la pensa come Macchiavelli – “il fine giustifica i mezzi” – ma non è questo il ruolo, né il fine, che il sacerdote, specialmente il Papa, deve raggiungere. Fu proprio l’allora cardinale Bergoglio, sempre nel suo dialogo con il rabbino Skorka, ad affermare: “La religione possiede un patrimonio e lo mette al servizio del popolo, ma se comincia a immischiarsi negli intrighi politici e a imporre cose sottobanco si trasforma in un fattore di potere negativo…”.
Papa Bergoglio è veramente un uomo di grande pazienza, nel senso che sa ascoltare, sa aspettare il momento giusto; sa assumere l’atteggiamento più consono per un sacerdote, un vescovo, un cardinale, un papa, la sua porta è davvero sempre aperta, purtroppo però, alla fine opta spesso per imporre il suo volere sottobanco. Ciò non è la nostra opinione, ma una pura e semplice constatazione dei fatti.
Il patrimonio dottrinale della Chiesa sta rischiando l’oscuramento non perché papa Francesco stia “toccando” la dottrina, ma perché con la pastorale, e in nome di questa, si sta cercando di far passare sottobanco, imponendolo, una nuova prassi ecclesiale che si scontra con la reale dottrina. Questa è la sostanza della lettera che il Papa ha rimandato ai mittenti, bollando la cosiddetta “ermeneutica cospirativa”.
Addirittura tutti coloro che “osano” mettere in evidenza atteggiamenti non consoni ad un Romano Pontefice vengono etichettati come “frondisti”!
Chi difende oggi questo patrimonio religioso è accusato spesso dallo stesso papa Francesco di essere integralista, rigorista, uno che vuole nascondere la misericordia di Dio dimenticando, forse, che l’opera più grande della misericordia divina non è affatto il perdono ma la verità sulla nostra condizione di peccatori, dopo viene il perdono. Solo dopo aver capito in che stato siamo può attivarsi allora la grande opera della misericordia di Dio nel perdonare chi, veramente pentito e convertito, cambia stile di vita diventando un cristiano, ossia un vero discepolo e testimone di Cristo, di Colui che l’ha salvato.
Nella Basilica romana di Sant’Andrea delle Fratte a Roma dove avvenne la miracolosa conversione dell’avvocato ebreo Ratisbonne, a sinistra di chi guarda l’altare c’è una placca, con evidenti segni di non essere recente, scritta in francese che dice: «Il 20 gennaio 1842, Alphonse Ratisbonne da Strasburgo venne qui da ebreo ostinato. Questa Vergine gli apparve così come tu la vedi. Cadde ebreo e si alzò cristiano. – Forestiero, portati a casa il prezioso ricordo della misericordia di Dio e del potere della Vergine».
Questa è la Misericordia di Dio che noi vogliamo portarci a casa.
caro Blog, leggo qui:
http://it.radiovaticana.va/news/2015/10/13/lombardi_lettera_riportata_da_media_non_risponde_a_realt%C3%A0/1178941
🙂 che padre Lombardi si è preso l’onere di rispondere alla questione della lettera dei cardinali, ma di fatto non risponde al problema interno, la sua è una voce che vuole rassicurare e probabilmente ha risposto per screditare più Sandro Magister che dare una risposta ai contenuti del vero testo….
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..è meglio essere fedeli all’uomo(Samaritano)
o al sabato(Sacerdote e Levita) ?
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È meglio essere fedeli a Dio.
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..ma mo che c’entra il samaritano e il levita e il sabato? sembrano quelle domande che facevano i farisei a Gesù. poi fedeli a quale “uomo”? il cristiano è fedele solo a Gesù Cristo, per questo può amare davvero l’uomo e soccorrerlo come ha fatto il samaritano, ma dopo aver servito e amato Dio altrimenti si chiama filantropia. e poi sono i padri della chiesa che spiegano che il samaritano che salva quell’uomo ferito lo porta in quella casa che simboleggia la chiesa. si serve l’uomo per portarlo a Dio non per lasciarlo per terra ma neppure in albergo.
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Che domanda da sofista…
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Effettivamente la bergoglionata “non do’ la comunione ma la faccio dare da tizio” e’ piuttosto grossa. Peraltro la motivazione: “perche’ non voglio che questi tali si facciano fotografare con me” e’ una bergoglionata se vogliamo ancora piu’ grossa… cioe’ la ragione per cui la comunione non gliela dai e’ solo che non vuoi che ti fotografino insieme con loro? Ma che sei, piu importante tu di Cristo????
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